In Italia, non solo le famiglie risparmiano, ma anche una parte significativa della nostra produzione proviene dal riciclo: siamo al secondo posto, subito dopo la Francia, per quanto riguarda l’uso circolare delle risorse. Inoltre, siamo leader tra le cinque principali economie dell’Unione Europea nell’ottimizzare l’uso delle risorse.

Le nostre imprese, soprattutto le piccole e medie, sono fortemente orientate verso la circolarità, il che è rilevante in un momento in cui l’economia circolare è al centro dell’attenzione, specialmente in vista delle elezioni europee.

I dati del sesto Rapporto sull’economia circolare in Italia, presentati il 10 maggio, hanno confrontato le performance di circolarità tra le principali economie dell’UE secondo gli indicatori della Commissione Europea, ovvero: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, utilizzo di risorse seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. L’Italia, grazie soprattutto alla gestione dei rifiuti, conferma la sua posizione di primato anche in base a questi nuovi indicatori.

In Italia, nel 2022, abbiamo migliorato il riciclaggio dei Raee, superando la media dell’UE. Abbiamo anche ridotto la quantità di spazzatura prodotta per persona. Ogni chilo di risorse che abbiamo usato ha generato più soldi rispetto alla media dell’UE, dimostrando che stiamo diventando più efficienti. Inoltre, abbiamo investito di più nell’economia circolare, creando più posti di lavoro. Nel 2021, c’erano più di mezzo milione di persone impiegate in questo settore in Italia. Questo ha portato a un contributo economico significativo, dimostrando che stiamo sfruttando meglio le nostre risorse e creando opportunità di crescita.

Nonostante ciò, ci sono ancora alcuni problemi da affrontare. Ad esempio, in Italia nel 2022 abbiamo consumato più materiali per persona rispetto alla media europea, anche se è migliorato rispetto al 2018. Siamo anche troppo dipendenti dalle importazioni di materiali, anche se questo è leggermente migliorato rispetto al 2018.

Inoltre, siamo indietro quando si tratta di brevetti per la gestione dei rifiuti e il riciclaggio. In Italia, nel 2020, abbiamo depositato meno brevetti rispetto alla media europea e rispetto agli anni precedenti, il che potrebbe indicare una difficoltà nel mantenere il nostro ruolo di leader nella circolarità.

Le piccole e medie imprese italiane stanno facendo passi avanti verso la sostenibilità. Secondo un’indagine, il 65% di loro sta adottando pratiche eco-friendly, il doppio rispetto a prima. E il 10% vuole farlo presto. Le attività maggiormente poste in essere sono: usare materiali riciclati, tagliare gli imballaggi e fare prodotti più resistenti. Le imprese vedono vantaggi come risparmiare soldi e fare meglio per l’ambiente. E sembra funzionare, perché molte dicono che riducono i costi grazie a queste mosse. Questo dimostra che le piccole imprese possono fare la loro parte per un’economia più verde, ma serve un aiuto extra dalle politiche pubbliche.

La Commissione europea ha identificato alcune materie prime importanti per l’economia, come il rame e le terre rare. L’Europa ha bisogno di più rame, ma le riserve mondiali sono concentrate principalmente in altri paesi come Cile, Perù e Repubblica Democratica del Congo. Possiamo riciclare il rame anziché estrarlo dalla terra, il che è più sostenibile e importante, dato che la domanda di rame potrebbe aumentare molto entro il 2050.

Lo stesso vale per le terre rare, che sono cruciali per molte tecnologie moderne. La maggior parte delle terre rare viene dalla Cina, ma possiamo anche riciclarle, il che è meglio per l’ambiente e riduce la dipendenza dalle importazioni.

Queste materie prime sono fondamentali per molte industrie italiane, quindi diventare indipendenti dalle importazioni attraverso il riciclo è importante non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia.